Una risposta a “Berlusconi a Teheran” di Slavoj Ĺ˝iĹžek, pubblicato sulla London Review of Books il 23 luglio 2009
Slavoj Ĺ˝iĹžek, âfilosofo materialista-dialettico e psicanalista lacaniano, co-direttore del Centro Internazionale di âHumanitiesââ al Birkbeck College di Londra e in passato giaâ noto come quasi-supporter del Governo Cinese (un dettaglio che come vedremo, eâ rilevante) ha scritto un articolo dal titolo “Berlusconi a Teheran“, pubblicato sulla London Review of Books il 23 luglio scorso. Partendo dalla crisi post-elettorale iraniana, e procedendo con un paragone (anzi, eguagliando) il Presidente iraniano Mohammed Ahmadinejad al Presidente del Consiglio italiano, Ĺ˝iĹžek mescola una nutrita serie di attacchi contro Berlusconi a unâaltrettanto nutrita serie di inni alla democraziaâŚintesa peroâ come âskaio-craziaâ, dove chi comanda eâ (un gruppo di oligarchi) di sinistra.
Dopo una serie di vicissitudini, una versione della risposta tradotta qui sotto non ha potuto trovare spazio sulla LRB in alcuna forma, nonostante fosse stata âapprovataâ per la pubblicazione due volte.
Cominciamo con il chiarire a cosa sia interessato lâautore di “Berlusconi a Teheran“. Eâ difficile pensare che voglia parlare dellâIran, argomento trattato troppo sommariamente. Forse non vuole parlare neanche di Berlusconi, una variabile a Ĺ˝iĹžek praticamente sconosciuta e al cui riguardo si perde in troppe imprecisioni, nonostante il Silvio nazionale sia diventato in termini di riconoscibilitaâ probabilmente il secondo uomo politico piuâ importante al mondo dopo Barack Obama.
Il vero obiettivo di Ĺ˝iĹžek sembra il fare i capricci percheâ dopo il 1989 le societĂ occidentali non vogliono votare pedissequamente per le figure e linee politiche favorite da Ĺ˝iĹžek stesso. E piĂš che una lagnanza, Ĺ˝iĹžek fa la parte dell’intellettuale di (antica) sinistra che si atteggia a Vercingetorige, e sconfitto getta le armi ai piedi di Giulio Cesare/Berlusconi (lo so, è una scena tratta da un fumetto … ma se Ĺ˝iĹžek prende ispirazione dal cartone âKung Fu Pandaâ, cosa c’è di sbagliato in âAsterixâ?).
Se questo eâ il caso; se un articolo che equipara Ahmadinejad a Berlusconi è il segno finale del crollo del pensiero di sinistra … e se mai ci sia stato un tempo in cui ci fosse bisogno che emergesse una nuova sinistra, con un po’ piĂš di fiducia almeno in quel popolo che afferma di voler sostenere e difendere; allora, è questo, quel tempo..
=========================
Come detto, la mancanza di interesse di Ĺ˝iĹžek negli affari di Teheran è evidente. Lâarticolo comincia dai disordini a Teheran, ma finisce per discutere di un presunto razzismo di fondo di Berlusconi. Ĺ˝iĹžek scrive che “ci sono molte versioni degli eventi del mese scorso (Giugno) a Teheran“, quindi procede a scegliere quella di suo gradimento come se stesse sostenendo una squadra di calcio, semplicemente troppo ansioso di individuare i “buoni” e pronto a star loro dietro sempre e comunque. I Paesi e le societĂ non sono visti come interessanti âesperimenti in corsoâ, da seguire e analizzare, piuttosto come âparco giochiâ per annoiati stranieri con poco o niente da rischiare e l’entusiasmo per farsi gli affari degli altri. Tutto cioâ potrebbe essere divertente ma⌠è Politica?
E in effetti ci vengono date affermazioni totalmente prive di fondamento, come “Ahmadinejad non è l’eroe degli islamici poveri, ma un corrotto islamo-fascista, una specie di Berlusconi iraniano la cui miscela di atteggiamento clownesco e politica di potenza senza scrupoli sta causando disagio anche tra gli Ayatollah“. Cosa mai vuol dire “islamofascismo“? E come fa un populista a non essere l’eroe dei poveri, almeno nella misura in cui eâ percepito dai poveri? E che tipo di pensiero profondo si nasconde dietro la definizione di Ĺ˝iĹžek di Berlusconi come âun idiota corrottoâ?
L’impressione è che quanto sopra non siano “osservazioni” o il risultato di una qualsiasi analisi, ma piuttosto dei punti speciosi, inventati a sostegno di unâindimostrabile equivalenza tra Berlusconi e Ahmadinejad. Forse Ĺ˝iĹžek sogna di essere in uno stadio di calcio, indossando una maglietta “Berlusconi è un idiota corrotto” sotto uno striscione “Ahmadinejad è un islamo-fascista”, mentre canta l’Internazionale e getta insulti contro un “dream team” avversario composto da Berlusconi, Ahmadinejad, ma anche Sarkozy, Bush Padre e Figlio, Reagan, e chissĂ , forse anche Nixon. Sulla panchina dei ânemiciâ: i fondatori del Ku Klux Klan.
Questo atteggiamento da âtifoso sognanteâ si vede anche nei paragrafi successivi. In un primo momento Ĺ˝iĹžek afferma che “è vitale” riconoscere che le manifestazioni iraniane sono state “un grande evento di emancipazione, che non rientra nel quadro di una lotta tra liberali filo-occidentali e fondamentalisti anti-occidentaliâ. PerchĂŠ allora ricade subito nella vecchia abitudine di attaccare logore etichette a tutto ciò che si muove? “Se non facciamo [ciò che è vitale etc etc]], noi in Occidente entreremo in una era post-democratica, pronti per i nostri Ahmadinejads. Gli Italiani conoscono giĂ il suo nome: Berlusconiâ.
Addirittura.
Dietro a questi ragionamenti câeâ un concetto un poâ peculiare di âdemocraziaâ, e Ĺ˝iĹžek se ne rende conto visto che procede con lo spiegarcelo. Percheâ Ĺ˝iĹžek vuole “il Governo da parte della Sinistra”, una skaio-crazia che purtroppo per lui manca dal mondo reale. Una skaio-crazia che andrebbe applicata comunque, e nonostante, se non interamente contro la volontĂ delle pecore, pardon, del popolo.
Gli animali di allevamento non sono una metafora ironica: Ĺ˝iĹžek cita con entusiasmo come “manifestamente vero” il pensiero del giornalista americano Walter Lippmann, il quale, ci viene detto, “come Platone … vedeva il popolo come una grande bestia o una mandria smarrita” che “deve essere disciplinato da âuna classe specializzataââ capace di vedere lontano.
Ma le parole di Lippmann sono del 1922. Per coincidenza (davvero?), in quello stesso anno Benito Mussolini ha conquistato il potere in Italia, introducendo il mondo ad una forma di governo chiamata fascismo, allâinizio popolare tra le ĂŠlite occidentali, e probabilmente l’esperimento piuâ completo di governo da parte di una âclasse specializzataâ prima dellâavvento di Stalin.
Eâ davvero doloroso leggere questa approvazione da parte di Ĺ˝iĹžek di una “democrazia come allevamento di animaliâ, dopo che un gruppo di “pastori del popolo” auto-nominati hanno ucciso centinaia di milioni di esseri umani, dalla Germania nazista al Grande balzo in avanti di Mao al genocidio di Pol Pot agli assassini politici di massa di Pinochet.
Ed eâ davvero curioso che pensieri di questo genere non si siano mai sopiti. Come dice Frank Furedi nel suo libro “La Politica della Paura“, “le ĂŠlite politiche [contemporanee], svincolate dalla societĂ e interamente incentrate sul presente, spingono per unâagenda misantropica che sottolinea la vulnerabilitĂ delle persone e vede il comportamento individuale come un problema da gestire, [dimostrando] un forte elemento di disprezzo paternalistico [con la sensazione di fondo che] ci siano tutti questi misteriosi selvaggi lĂ fuori, che hanno bisogno di sentirsi dire cosa fareâ in cabina elettorale.
===============
PerchĂŠ mai qualcuno dovrebbe considerare in modo cosiâ negativo la democrazia rappresentativa? In realtĂ , Ĺ˝iĹžek eâ preoccupato con la stessa organizzazione della societĂ contemporanea. Il (secondo) esempio della direzione in cui vede “l’Occidente” evolvere, è Lee Kuan Yew, âil leader di Singapore che ha pensato e messo in pratica un ‘capitalismo con valori asiatici“. Nella “democrazia occidentale”, infatti, Ĺ˝iĹžek vede la lunga mano del “capitalismo”. E il “progresso capitalistico” viene esplicitamente dichiarato come estraneo a qualunque cosa la “democrazia” significhi.
Seguendo Alain Badiou, ci viene detto che “la democrazia elettorale è rappresentativa nella misura in cui essa è rappresentativa del capitalismo“; e che âle elezioni democratiche … non sono di per sĂŠ un’indicazione del vero stato delle cose“(un punto bizzarramente sostenuto utilizzando quel fulgido (si fa per dire) esempio di democrazia elettorale che eâ stata la Francia di Vichy).
===============
Le affermazioni su Berlusconi sono francamente mal argomentate e scritte, una grottesca insalata di inesattezze storiche e di ânon sequiturâ.
Niente di cui meravigliarsi, ovviamente, visto che la stessa esistenza di un politico/non-politico come Berlusconi eâ benvenuta nel mondo di Ĺ˝iĹžek come un candelotto lacrimogeno acceso, in una stanza senza porte e finestre:
(a) Eâ ovviamente un errore considerare, come fa Ĺ˝iĹžek, quanto “resta della âsinistraâ italiana” come “ormai rassegnato al suo destino” sotto Berlusconi. Piuttosto, la âsinistraâ ha trascorso gli ultimi 15 anni, anche quando era al potere, parlando quasi sempre e solo di Berlusconi. I suoi componenti non sono vittime di una “cinica demoralizzazione“, quanto nemici ipnotizzati, incapaci di qualsiasi pensiero politico che non comprenda (odio contro) Berlusconi.
(b) Ĺ˝iĹžek rimprovera a Berlusconi di aver agito “piĂš o meno spudoratamente” e di “comportarsi in modo tale da minare la sua dignitĂ di Capo del Governo“, perchĂŠ “la dignitĂ della politica classica deriva dal suo elevarsi sopra il gioco degli interessi particolari della la societĂ civile…nella sfera ideale del âcitoyenâ in contrasto con la situazione di conflitto di interessi egoistici che caratterizzano il âborgheseâ“(ecco un altro attacco al capitalismo).
Ma come può questo pensiero andare dâaccordo con quando lo stesso Ĺ˝iĹžek descrive cinicamente le ‘elezioni libere’ come il semplice “mostrare un minimo di cortesiaâ da parte di chi âè al potere [ma temporaneamente] fa finta di non detenere il potereâ? I politici allora devono essere elevati rispetto agli elettori o no?
(c) Ci viene detto che “la scommessa dietro le volgaritĂ di Berlusconi è che le persone si identificheranno con lui come rappresentante dell’immagine mitica dellâItaliano medioâ. Questo è un mito diffuso, ma totalmente privo di fondamento, ancora una volta ripetuto da Ĺ˝iĹžek senza alcun elemento di prova a sostegno. Non spiega affatto le due sconfitte elettorali di Berlusconi, e non può essere riconciliato per esempio con la maggioranza relativa acquisita e poi conservata dal partito di Berlusconi tra gli Italiani allâestero, per esempio nel Regno Unito.
(d) Ĺ˝iĹžek sostiene che Berlusconi ha bisogno di “paura” per rimanere al potere. Eppure l’attuale Governo italiano eâ stato per mesi accusato di minimizzare ogni tipo di problema, dalla crisi finanziaria globale alla situazione delle vittime del terremoto a L’Aquila, ai problemi per il numero crescente di disoccupati o temporaneamente occupati, fino alla Influenza A. Amico e nemici riconoscono come Berlusconi cerchi sempre di presentare un volto felice, a volte anche troppo rilassato. Uno dei suoi ministri è stato rimproverato per aver suggerito che le scuole potrebbero rimanere chiuse se il contagio di influenza A saraâ peggiore del previsto.
Un esempio molto piĂš vero di deimo-crazia, la manipolazione della paura per scopi politici, è in realtĂ la Gran Bretagna, dove saltiamo letteralmente da un allarme all’altro: quando la preoccupazione per il morbo della mucca inizia a scemare, arriva il Duemila, poi il riscaldamento globale, poi Blair e i suoi “45 minuti allâattacco da parte di Saddam“, poi lâAviaria, poi una siccitaâ da desertificazione, e adesso lâinfluenza âsuinaâ. Il rischio per terrorismo eâ invariabilmente âAltoâ, e chissaâ cosa ci riserveraâ il futuro..
(e) Degli ultimi paragrafi su Berlusconi si può solo rabbrividire. La realtĂ “dello stato di emergenza“, introdotto da Berlusconi, nel luglio del 2008 è “dimostrata” citando un incidente dellâ… Agosto 2007! Il che è circa otto mesi PRIMA che Berlusconi sia tornato al potere. Una ridicolaggine insomma, che precede una filippica rattoppata e infondata che include discorsi sullâ”anti-semitismo ragionevole“, su violenza contro gli immigrati e sulla “barbarie berlusconiana“. Certo non c’è bisogno di commento quando lâautore di un articolo si toglie da solo ogni credibilitaâ.
===============
L’impressione generale è che il problema non sia la democrazia occidentale e/o elettorale, o personaggi come Berlusconi, Lee Kuan Yew o addirittura Ahmadinejad. Il problema per Ĺ˝iĹžek è se stesso, e il suo rapporto con un mondo occidentale post-1989 che non è stato in grado (almeno finora) di produrre un clima di fiducia politica significativa riguardo la âsinistra classicaâ. Gli elettori con regolaritaâ non selezionano come rappresentanti membri di quella âclasse specializzata” cui pensa di appartenere Ĺ˝iĹžek, classe che si presenta come lâunica âlegittimataâ a difendere i poveri, i lavoratori e in generale chiunque non sia un arco-capitalista.
Agli occhi di Ĺ˝iĹžek, il mondo intero è sottosopra: âla popolaritĂ di Reagan aumentasa dopo ogni apparizione pubblica, proprio mentre i giornalisti enumeravano i suoi errori“. Ma piuttosto che cercare di capirne il perchĂŠ, Ĺ˝iĹžek ha arbitrariamente deciso che le ragioni devono trovarsi all’interno della “mandria disorientata” chiamata popolo, e / o nelle astute, malvagi mani di populisti da tutto il mondo. Pertanto, se e quando il processo democratico anche solo temporaneamente fa languire partiti di sinistra allâopposizione, allora è l’intero processo democratico che va classificato come una manifestazione del capitalismo. La soluzione per Ĺ˝iĹžek è quindi di sbarazzarsi della democrazia elettorale del tutto. E infatti, le “elezioni democratiche che emanano un momento di veritĂ ” sono definite esattamente come quelle in cui le persone votano cosiâcome Ĺ˝iĹžek vorrebbe che votassero.
Ĺ˝iĹžek non eâ solo. Anche Thomas L Friedman del New York Times ha confessato la sua invidia per il sistema autocratico cinese, cosiâ âefficienteâ nellâoccuparsi di questioni ambientali visto che non deve âperdere tempoâ a dialogare con unâopposizione democratica. Come ha fatto notare Jonah Goldberg, studioso e autore di âLiberal Fascismâ, si tratta degli stessi argomenti che negli anni Venti resero Mussolini popolare in Europa e anche negli USA, grazie ai treni che arrivavano in orario e alle paludi pontine che venivano prosciugate.
Il fatto poi che le piuâ grandi catastrofi ambientali, come il prosciugamento del Lago dâAral, siano legate proprio a sistemi autocratici e per questo incapaci di evitare colossali errori, apparentemente a Ĺ˝iĹžek o Friedman non interessa.
==========
Tutto sommato, l’articolo di Ĺ˝iĹžek rappresenta la sconfitta di quella parte della âsinistra classicaâ che si ritiene come un Sansone collettivo prossimo alla morte (politica) e quindi eâ determinato ad uccidere (politicamente) tutti i Filistei. O usando una metafora forse ancora piuâ appropriata, , o, meglio ancora, come un bambino antipatico che fa i capricci per una e una sola ragione: perchĂŠ le cose non vanno a modo suo.